“Ok, campioncini in erba, siamo tornati. Sottotono è con voi…”
Mi sarei aspettato che il live dei Sottotono dell’altra sera all’Alcatraz di Milano, dopo oltre 20 anni di assenza dalle scene, si fosse aperto così. Con questa frase iconica pronunciata da Fish nella Intro di Sotto Effetto Stono l’album del 1996 che più rappresenta la carriera del gruppo.
Se il live si fosse aperto così avrei ottenuto quello che volevo, da mega fan. Non desideravo altro. Però. Sarei stato contento, ma non avrei capito nulla.

Il concerto infatti si è aperto con Poco Male che non solo non è una canzone del passato, ma nemmeno dell’ultimo disco. È proprio l’ultimo pezzo pubblicato, poco più di un mese fa, dai Sottotono. Perché la verità è che questo live è visto come un tuffo nella nostalgia per noi pubblico, specie noi pubblico over 30 over 40, ma Tormento e Fish invece non stanno per nulla guardando indietro, ma avanti. Apriamo con Poco Male perché vogliamo portarti nel viaggio dei Sottotono di oggi, non dei Sottotono di ieri. Ieri è passato. Ci siamo divertiti, è finita. Buona così. Seguici e capirai.
Onestamente non pensavo che il gruppo potesse avere una storia dopo la pubblicazione di Originali. La musica oggi va velocissima e segue regole che a volte ci sfuggono. Ma dopo questo live mi son reso conto che non solo i Sottotono hanno un pubblico, ma che la musica italiana ha bisogno di un gruppo come i Sottotono. E forse pure il rap. Nessuno fa R&B in Italia, nessuno lo fa con questa credibilità. Nessuno lo fa con questi suoni e questa originalità. Non che non lo sapessi, ma temevo di essere il solo. Invece no.
Sì perché Poco Male live suona benissimo. Merito del pezzo sì, della band, le voci, merito di MP al talkbox (mito assoluto), merito di Fish e merito di Tormento che tiene il palco come pochi in questo gioco. Senza effetti, senza spalle. In questi giorni ho sentito dire che i rapper di oggi dovrebbero imparare a stare sul palco guardando Tormento. Ma gli faremmo un torto. A Tormento.

E benché l’emozione nel sentire pezzi storici come Non c’è amore, Tranquillo o Mezze Verità sia stata fortissima, la verità è che Tormento e Fish ci hanno riportato nel passato con misura. Questa serata doveva essere una festa sì, ma non un canto del cigno. Non un fan service. Ma un band service. Questa serata doveva farci conoscere i Sottotono che saranno, non quelli che sono stati. Quelli li conoscevamo già.
Anche canzoni come Amor de mi Vida, con 20 anni sulle spalle, ci sono state regalate in modo diverso. Passando da figli a genitori. Tormento in primis, e ce lo ricorda, ma anche noi. Così come poche sono state le concessioni a un passato da adolescente: niente bocche storte, pochi eh beh, un solo Forse No. Tutto in questo show guarda al futuro. Di due artisti maturi. Che non vogliono scimmiottare il loro passato. Sarebbe un regalo per noi, ma farebbero un torto a loro stessi.
Ora un po’ di note che mi sono appuntato sull’iPhone mentre ballavo come un matto sotto al palco:
Dimmi di sbagliato che c’è è stata la canzone che, all’epoca, fece fare il salto alla band e al disco Sotto Effetto Stono. Infatti, a un anno dall’uscita, nell’estate del 1997 venne pubblicato come singolo in una versione remix, col featuring dell’indimenticabile Jasmine, con ritornello riscritto e riscritte anche alcune barre. Il pezzo esplose e valse la vittoria al Festivalbar come gruppo rivelazione di quell’anno portando il disco a oltre 120mila copie. Tanta roba. Ok, ma perché ti ho fatto questo pippone? Perché qualcuno si sarà accorto che durante il concerto Dimmi di sbagliato che c’è è stata riproposta nella versione originale. Con buona pace di mio fratello Bottagin o Cotta G o Botta c. Mai capito.
Cantando Spirituality Tormento ci ricorda che un tempo Alborosie si chiamava Stena. E questo sì ci fa capire quanto tempo è passato.
Amarti, rispettarti, primo singolo dello sfortunato (o avanguardistico?) album In teoria del 2001. Nel 2001 non mi faceva impazzire. L’altra sera al live è diventato il mio pezzo. Forse sono cresciuto pure io?
Contento che nella scaletta, immagino tra mille sanguinose rinunce, sia entrata Stando alle Regole tratta dal disco Sotto lo stesso Effetto del 1999 e contenente quel campione riconoscibilissimo di Axel F in Beverly Hills Cop che, all’epoca, solo Fish poteva permettersi di usare senza sputtanarsi.
Ho passato la serata con Ted Bee della Dogo Gang a fare il toto ospiti. Marra, Fibra, Gué, Tiziano Ferro… per poi renderci conto che era un live che non necessitava di ospiti. Che per quanto fichi avrebbero reso il live di Milano uguale a tutti i live di Milano. Stessa gente, stessi pezzi.

Ma la cifra stilistica e, forse, la linea che probabilmente tratteggia, oggi come allora, il futuro dei Sottotono è rappresentata da Solo lei ha quel che voglio canzone oltremodo innovativa nel 1996 quando è uscita e unica nel panorama musicale italiano ancora oggi. Nonostante questo c’è stata comunque proposta con una novità anche l’altra sera: infatti Danny Losito compare sul palco per duettare con Tormento come nella versione originale contenuta in Sotto Effetto Stono. E dove sta allora la novità? Che non era mai successo prima. “Ci abbiamo messo solo 26 anni per cantarla insieme dal vivo….” commenta Tormento divertito.
Suona La Mia Coccinella durante il bis. Uguale e intramontabile. Insindacabile. “Non possiamo andare via senza farla…”. Sipario. Uscendo incontro tanti amici, qualche collega, alcuni vecchi rapper. Rivedersi, a distanza di anni, è stato bello. Qui, sì, la nostalgia viene fuori. Io potevo chiedere un accredito, ma ho preferito comprarmi il biglietto e andare a vedermi il concerto sotto al palco, alla vecchia maniera. Ma le sensazioni si mischiano. Un po’ uguali, un po’ diverse. Là, sul palco, c’è il mio idolo d’infanzia. La differenza è che ora è un amico e poco prima del live ci siamo sentiti al telefono. Non lo vedo più irraggiungibile, ma lo sento vicino a me. E così, oggi, posso cogliere la sua emozione anche, oltre la mia.

Fuori dall’Alcatraz vedo un sacco di gente, c’è La Pina, Eiemgei, Space One, c’è Grido, Mastermaind, la Blumi, c’è Jake la Furia. Un tipo mi riconosce “Sei quello che ha scritto il libro Mio Fratello Gue’?”. Mi imbarazzo. Però poi ci penso e faccio un po’ il gaggio coi miei amici. Incontro Dafa dei Lyricalz, ci abbracciamo, occhi lucidi. Oltretutto quella notte stessa esce il suo nuovo disco con DJ Fede. Non Fede. Però. Impossibile. O forse no. Mi giro e vedo anche Fede. Quello vero. Dei Lyricalz. Strabuzzo gli occhi. È proprio lui. È dal 2003 che non si hanno notizie. Lo inseguo. Ma, questa, è una storia che racconteremo un’altra volta.
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