In giro nei bar e nei forum ci si chiede come mai “Che gusto c’è”, il primo singolo del nuovo disco in uscita di Fabri Fibra, sia uguale a “Propaganda”, il singolo di lancio del disco precedente, uguale a “Fenomeno”, uguale a “Pronti Partenza Via”, tutti uguali alla fortunata matrice “Vip in Trip” primo singolo di Controcultura del 2010.
Perché Fabri Fibra ha capito l’unica cosa che c’è da capire:
il tuo pubblico vuole che rifai sempre la stessa canzone.
Quel pezzo con cui ti ha conosciuto, con cui ha ballato, bevuto, scopato.
(prosegue dopo l’auto promo)
Ma come ha fatto Fibra ha capire questo segreto invisibile?
Semplice, gliel’ha detto il suo pubblico. E lui ha ascoltato. Tant’è che dopo 20 anni è ancora qui, a dispetto dell’amico, il fratello, il cugino.
Del resto tutti chiedono a Sfera Ebbasta di rifare XDVR, a Ghali Dende, a Tedua di tornare quello di Orange County, persino a Rkomi la gente chiede di rifare Dasein Sollen o come minchia si scrive. Ma succede anche fuori dal Rap.
È la filosofia del “Non sei più quello di Mi Fist”.
È la filosofia di “Cara ti amo” di Elio e le Storie Tese.
Tant’è che Sfera poi XDVR ha provato a rifarlo per davvero.
L’artista cresce e cambia. E cambia la sua musica. È normale. È una richiesta, è un’esigenza. Ma spesso non una buona idea.
Moliere diceva "Gli alberi che sono lenti a crescere portano i frutti migliori."
Fibra lo sa. Peppequaraqua quaraquaperepè.
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